Altre pale in mare, nuova devastazione. E, sull'on shore, tiene banco il caso Saccargia, ma non solo.

L'emergenza ora è al largo delle nostre coste: 55 pale eoliche cinesi, le più grandi al mondo mai progettate, alte oltre 320 metri d'altezza, potrebbero essere sistemate davanti alla costa tra Buggerru e Arbus. E il dato che più fa riflettere è quello della potenza proposta: 990 Mw, roba da alimentare energicamente una comunità di un milione di persone.

A proporre il maxi intervento off shore sarebbe una società londinese, la Renewable energies limited, di cui si sa ben poco. Si sa invece che il 13 giugno scadranno i termini per le osservazioni al progetto di parco eolico da 42 pale da 300 metri della società legata all'Eni Ichnusa Wind Srl tra Porto Flavia, Carloforte e Sant'Antioco.

La preoccupazione che le rotte del tonno rosso vengano disturbate dalle pale eoliche, con l'alterazione di equilibri marini millenari, è forte.

Davanti a tutto questo non c'è difesa di alcun tipo. Le norme nazionali vigenti aprono alla realizzazione dei parchi e silenziano la controffensiva legislativa isolana: con la Pratobello 24 in un cassetto del Consiglio regionale e la legge aree idonee sarda smontata dal Tar del Lazio, presto (il 7 ottobre) oggetto di un pronunciamento della Corte costituzionale, difendersi sarà impossibile. 

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