Gli alieni sono qui e sono pronti a “distruggere” l’ecosistema italiano
L’allarme dell’Anbi: sono oltre 200 le nuove specie animali importate dall’estero ogni anno che rischiano di stravolgere gli equilibri naturaliPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sono tra noi. Arrivati da lontano e pronti a dominare la nostra Isola, il nostro Paese, il nostro continente. Distruggendo allevamenti e coltivazioni e riproducendosi senza sosta per aumentare il proprio strapotere. Sono le specie animali aliene che arrivano in Europa nascoste nei bastimenti intercontinentali o spesso attratte dalle temperature del Vecchio continente sempre più vicine a quelle tropicali.
L’ultimo allarme l’ha lanciato l’Anbi, l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, che ha puntato il dito sulle oltre 200 specie animali che sbarcano ogni anno sui nostri territori.
«Sono tante le iniziative, che vedono i Consorzi di bonifica ed irrigazione impegnati a salvaguardare le specie autoctone, animali e vegetali», confermano dall’associazione, «la cui sopravvivenza è minacciata da oltre 3.500 varietà aliene, la cui presenza è già stata documentata e si stima aumenti ogni anno di altre 200, favorita dalla crisi climatica e dalla globalizzazione».
Le battaglie
In Emilia Romagna, ad esempio, è in fase di avvio l'ultima stagione di contenimento del gambero alloctono invasivo Procambaurs Clarkii (chiamato anche gambero della Louisiana o gambero killer); il Consorzio di bonifica di Piacenza è parte attiva del progetto cofinanziato dall'Unione Europea, il cui obbiettivo è di conservare e migliorare le popolazioni del gambero d'acqua dolce autoctono “Austropotamobius pallipes” anche in Liguria».
Il gambero della Louisiana è un crostaceo di origine nord-americana, introdotto in Europa negli anni '70 a scopo alimentare e poi proliferato fino a diventare la specie di gambero d'acqua dolce più “traslocata” al mondo.
«Con questo progetto - riferisce Luigi Bisi, Presidente dell'ente consorziale - contribuiamo a migliorare la biodiversità, contrastando la diffusione di animali estranei al territorio e responsabili anche di pericolosi danneggiamenti alle sponde dei canali a causa dei tunnel scavati negli argini, nonché dell'ostruzione di griglie ed infrastrutture idrauliche, necessarie alla gestione delle derivazioni irrigue».
Alveari a rischio
Interessa invece le api, il progetto Interreg Italia-Slovenia “Bee2gether”, che ha sede anche nell'Oasi Lipu a Gaggio di Marcon, dove la gestione idraulica è curata dal veneziano Consorzio di bonifica Acque Risorgive. In quel territorio, “Veneto Agricoltura” ha installato un nido per api selvatiche o solitarie, di cui ancora poco si conosce, ma si presume che in Italia ce ne siano oltre 1000 specie; a differenza delle api domestiche, che abitualmente conosciamo, non vivono in gruppi e nidificano soprattutto in fori nel legno o negli steli cavi delle piante.
Il progetto Interreg prevede l'utilizzo di sensibili bioindicatori come le api per monitorare la condizione ambientale del territorio.
«È proprio il nostro, straordinario territorio con il suo patrimonio umano e naturale, che proponiamo essere perno di un diverso modello di sviluppo per il nostro Paese», conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi. «C'è un'esemplare similitudine fra la necessità di contemperare sostenibilità ambientale, economica e sociale con le tre condizioni della biodiversità: genetica, di specie e di ecosistemi. È la testimonianza che le soluzioni sono complesse e non possono essere figlie di ideologismi; per questo, proponiamo soluzioni multifunzionali, a iniziare dal Piano Bacini Idrici».